Il pranzo di Natale? Non è più quello di una volta…!
Un tempo arrivava in tavola un’abbondanza mai vista. Eredità, questa, di un Ottocento che aveva insegnato anche a noi italiani ad aspettare con ansia questi giorni di festa per poter assaggiare cibi che altrimenti ci erano negati. Perché troppo cari o destinati a momenti davvero speciali.
È nel Medioevo che abbiamo imparato a mettere in tavola veri banchetti. I piatti che in qualche modo ci siamo portati fino ad oggi? Forse i maccheroni… Ma a quei tempi non esisteva il pranzo di Natale: si usava digiunare per la vigilia e il giorno dopo… si mangiava un po’ di più del solito.
Esistevano però i banchetti, quelli sì, lussuosi o addirittura pantagruelici.
Il Natale, come lo conosciamo e ricordiamo noi, è arrivato dopo.
Eppure qualche piatto che ricorda la nostra tavola natalizia si trova. La stracciatella, l’uovo messo nel brodo, piatto dei poveri di allora, e che assomiglia un po’ ai passatelli, che in Toscana si fanno con gli spinaci. Ma anche i “pici”, gli spaghetti degli etruschi. E piatti della tradizione come una galantina di pollo, nata durante il Rinascimento. Oppure gli arrosti, che ancora oggi fanno pensare alla festa.
Alessandro Manzoni nei suoi Promessi Sposi ci raccontò di Renzo che porta quattro capponi all’Azzeccagarbugli. Il quattro non è un numero casuale perché la tradizione voleva che, nelle famiglie benestanti, fossero utilizzati per ogni festa di dicembre: il primo cappone l’8 dicembre, giorno dell’Immacolata, il secondo in occasione del Natale, il terzo per San Silvestro e, infine, l’ultimo per il giorno dell’Epifania.
Ma cosa cerchiamo davvero, nel cibo di Natale? Ricordi, sapori ancora nella nostra memoria… quello che conosciamo e che rassicura, e dunque la tradizione. Piatti antichi. Come il Brodo delle feste: fatto con vitello e pollo. E poi con le polpettine di carne, il pane fritto, le crespelle, acqua e farina. Poi l’arrosto classico, di agnello servito con una salsa al rosmarino e purè, oppure il pollo arrosto ripieno… Infine il dolce, e se andiamo sull’ “Antico” il Panforte, il Panpepato.
A Natale siamo a caccia di punti fermi, siamo sempre più affini a piccole tavole dove convivono ricordi, sapori e gusti. Anche in quel brodo di pollo uguale a quello della mamma, della nonna, della bisnonna…