Arrivava in bicicletta, una strana bicicletta, ma già prima che apparisse sapevamo che stava arrivando sotto casa.
“Donne c’è l’arrotinoooo!”
Era il grido che annunciava il suo passaggio, il suo annuncio pubblicitario. L’arrotino bloccava la bici sul cavalletto, collegava ai pedali una seconda catena e pedalando faceva girare una mola montata sul manubrio. Le lame dei coltelli e delle forbici sprizzavano faville e giro dopo giro diventavano più sottili e taglienti.
Dopo l’arrotino, specialmente in autunno, potevamo sentire uno strano suono urlato e prolungato come questo: “Ombrellaiooo – sprangaiooo” Anche per gli ombrelli era arrivata l’ora di un’aggiustatina. L’ombrellaio si spostava a piedi, con gli arnesi in una borsa, un ombrello e uno strano arnese di legno a forma di croce. Ricuciva la tela, aggiustava i ferri all’interno, sostituiva il manico o il puntale, e tutto “sembrava novo”.
Altre “grida” segnavano le ore del giorno e per cose più appetitose e profumate … “Freschi e belli i raveggioli… freschi e belli!”
Questa nenia annunciava al mattino presto, una vera ghiottoneria da consumarsi velocemente: il raveggiolo, un formaggio freschissimo, quasi liquido, misto di latte vaccino e di pecora, confezionato in una grande foglia richiusa con uno stecchino di legno.
Qualcuno, a metà mattinata, gridava: “Belliiii! Bellicaldi”, e dalla sua cesta coperta con un panno bianco, tirava fuori dei panini ripieni di una frittata scura: un “roventino”, anzi un “sanguinaccio” come si dice a Firenze, una focaccia di sangue di maiale, cotta sul fuoco vivo tra due ferri roventi, salata e mangiata lì per lì, caldissima.
All’ora di pranzo, sopra un triciclo con una cassa bianca a navicella e una cupola di ottone sopra, apparivano il grembiule e il cappello bianco del trippaio. Si fermava sull’angolo della strada, al riparo dal vento e lasciava che il profumo si spandesse intorno. Non importava urlare che era arrivato. Nasi pronti e bocche golose venivano attratte da quel profumo, e il pranzo era servito. Il piatto di trippa alla fiorentina (al sugo di pomodoro) e il panino con il lampredotto, merce antica come il mondo, rimangono, tutt’oggi nel centro storico di Firenze e non solo, ancora incontrastati regina e re del cibo di strada.