Recenti lavori di restauro a Palazzo Pitti hanno portato alla scoperta dell’esistenza della famosa “buca delle lettere segrete” o “buca dei memoriali”, costruita su richiesta del granduca Pietro Leopoldo di Asburgo Lorena nel “palazzo di residenza”. Con grande sorpresa la buca, rimasta nascosta per anni sotto uno strato di intonaco è stata ritrovata sulla facciata del Palazzo.
La buca, scolpita in una lastra rettangolare di marmo bianco, corrisponde a una cassetta incassata nella parete e protetta da una porta “segreta” situata all’interno di una sala terrena del palazzo.
Questa buca, di cui si conosceva l’esistenza solo vagamente, era talvolta confusa con quella situata agli Uffizi, accanto alla porta della Posta. Infatti era stato un precedente granduca, Cosimo I de’ Medici, che per primo istituì una specie di canale diretto con chiunque avesse qualcosa da comunicargli. La “buca delle suppliche”, una antesignana buca delle lettere in cui, attraverso una fessura, i fiorentini potevano inserire la loro lettera.
La sua funzione era raccogliere lettere segrete, suppliche e memoriali indirizzati direttamente al granduca, che voleva ricevere queste comunicazioni senza intermediazioni da parte dei suoi segretari.
Si sa che Pietro Leopoldo, figlio dell’imperatrice Maria Teresa d’Asburgo, era molto attento a raccogliere informazioni, sia riguardo alla gestione della cosa pubblica, sia sulla vita privata dei suoi sudditi. Per questo motivo, spesso criticato dai suoi detrattori, il granduca aveva istituito un giorno alla settimana, il venerdì, per ricevere pubblicamente chiunque volesse presentargli richieste o suppliche.
Il granduca aveva a sua disposizione una serie di informatori, tra cui l’Auditore Fiscale Domenico Brichieri Colombi e l’ispettore di polizia Giuseppe Chelotti, che gli fornivano dettagli sui comportamenti dei cittadini. Queste informazioni, a suo dire, gli servivano per prendere decisioni riguardanti promozioni o rimozioni dagli incarichi. Questi documenti segreti venivano conservati nella Segreteria Intima del Gabinetto, dove lavoravano i suoi tre segretari.
La costruzione della buca risale al 1768, quando Giuseppe Pelli Bencivenni, direttore della Galleria degli Uffizi, aveva annotato nel suo diario questo particolare realizzazione sulla facciata. In una stanza riservata del palazzo il granduca conservava le lettere inserite nella buca dei memoriali, che esaminava personalmente.
Nonostante fosse menzionata in racconti aneddotici già agli inizi del secolo scorso, la posizione esatta della buca non era mai stata chiaramente documentata. Oggi sappiamo che si trova tra la seconda e la terza finestra della facciata principale del palazzo, a circa 1,80 metri da terra, incastonata tra due bugne in una piccola lastra di marmo bianco.