È tempo di Carnevale o “carnasciale” come dicevano a Firenze. Giorni “gaudenti” nei quali è consentito esagerare, nel divertirsi e nel mangiare… poi arriva la Quaresima.
Lo stesso termine “carnevale” ci ricorda l’origine di questa festa, dal latino carnem levare, ma sembra anche che “carnasciale” sia l’evoluzione e la provenienza etimologica di “carne a scialo”, ossia carne in gran quantità, che in questo periodo fosse consentito, specie il giorno di “Berlingaccio”, e cioè l’ultimo giovedì di carnevale.
Il giovedì grasso dopo giochi e scherzi di ogni genere, tant’è che “a carnevale ogni scherzo vale”, la tavola deve essere sempre imbandita. Si festeggia con balli mascherati, si organizzano veglioni, danzando fino all’alba.
A tavola e durante il ballo è d’obbligo gustare la schiacciata alla fiorentina (anzi stiacciata, come dicono a Firenze).
Così è oggi giorno, e così era fin dai tempi di Lorenzo il Magnifico,
Quant’è bella giovinezza,
che si fugge tuttavia!
chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.
come canta Il trionfo di Bacco e Arianna, il più famoso dei Canti Carnascialeschi scritti da Lorenzo de’ Medici per il Carnevale del 1490.
Poi il martedì grasso (25 febbraio), vigilia delle Ceneri, dopo aver bruciato il fantoccio del Carnevale, ha inizio la Quaresima e i “giorni di magro”, cioè senza carne in tavola.